Morbo di Crohn trattato efficacemente con la dieta paleolitica chetogenica

Con questo articolo volevo riportare un case-report comparso recentemente nella letteratura, che affronta la possibilità di trattare il morbo di Crohn mediante un approccio dietetico di tipo evolutivo seguendo una ripartizione dei macronutrienti sul modello chetogenico. 

E’ cosa nota che la malattia di Crohn ad oggi non è curabile, e i trattamenti farmacologici previsti si limitano ad una attenuazione dei sintomi, con effetti collaterali, talvolta importanti, per i pazienti. Quindi si è pensato di affrontare la patologia mediante un approccio “nutrizionale”, seguendo il modello sopra menzionato.

Gli studiosi che hanno realizzato il case-report hanno avuto a che fare con un ragazzo di 14 anni, che si presentava con sintomi importanti, quali fatica, anemia sideropenica, bassa statura per la sua età, dermatite perianale, dolori addominali. Gli esami ematochimici evidenziavano una livello decisamente elevato di proteina C reattiva (58 mg/dL), mentre le biopsie rivelano segni importanti di infiammazioni in differenti punti dell’ileo e del colon. 

Al momento della diagnosi (7 ottobre 2013) il ragazzo venne messo in cura con mesalazina, metronidazolo e pantoprazolo, ai quali in seguito (nei successivi 10 giorni) furono aggiunti la ciprofloxacina e dei probiotici. Poichè questa terapia non diede alcun miglioramento, il 13 novembre 2013 si partì con gli immunosppressori quali l’azatioprina insieme al metilprednisolone, ai quali furono aggiunti la vitamina D, il potassio citrato e il calcio. Ad ogni modo la patologia continuò la sua progressione, tanto che circa un anno dopo la diagnosi iniziale si decise di adoperare i farmaci biologici: vennero somministrati 5 cicli di adalimumab ogni 2 settimane di distanza. Nonostante tutte, le condizioni del ragazzo non migliorarono, e la patologia continuò a progredire, pertanto nel 7 novembre del 2014 si decise di adottare una alimentazione basata su una particolare formula. Contestualmente vennero interrotte le somministrazioni di mesalazina, del multivitaminico, della vitamina D3 e del calcio. A distanza di 2 settimane fu interrotta anche l’assunzione del pantoprazolo. 

Schermata 10-2458039 alle 11.09.20
Tabella riassuntiva dei trattamenti somministrati

 

 

L’inizio della terapia immunosoppressiva e degli steroidi comportò un inasprimento dei crampi addominali e la comparsa di febbre lieve, e in un tempo di circa 3 mesi successivi l’adozione di tali medicamenti, si presentarono dolori ad entrambe le ginocchia. Nei mesi che seguirono il paziente ebbe una diminuzione della sensazione di fame, una continua sensazione di fatica, che contribuì a peggiorare il suo rendimento scolastico. Tutti questi sintomi finirono addirittura per peggiorare quando iniziò la terapia biologica. Ragion per cui il paziente decise di dismettere le terapie con farmaci biologici, e venne pertanto messo in nutrizione enterale, che comportò solamente un miglioramento della dolenzia addominale, ma tutti gli altri sintomi continuarono a persistere. 

 

DIETA PALEOLITICA CHETOGENICA

Vista l’inefficacia di tutti i trattamenti provati, sia farmacologici che non, i genitori del ragazzo iniziarono ad indagare per eventuali altre alternative. Così i ricercatori, conosciuto il ragazzo e la sua storia clinica, gli proposero una dieta paleolitica chetogenica, che difatti fu iniziata il 4 gennaio 2015. Il nuovo piano alimentare consisteva di grassi animali, carne, frattaglie e uova, con un rapporto tra grassi e proteine, di 2:1. In generale venne consigliato di preferire la carne rossa, meglio se grassa, e si incoraggiò il consumo di organi derivanti da maiali e altri animali. Furono completamente esclusi dalla dieta i cereali, il latte e i derivati, gli zuccheri semplici (concessi solamente piccoli quantitativi di miele), gli oli vegetali e i semi oleosi, gli edulcoranti di sintesi. 

Il paziente ha seguito con molta scrupolosità la dieta, concedendosi uno “sgarro” solamente il giorno del suo compleanno, nel quale ha consumato una torta “paleo” preparata con ingredienti non concessi. Il ragazzo è stato comunque strettamente seguito e si sono eseguiti regolari controlli sul sangue. Nel corso della dieta venne concesso il consumo di piccoli quantitativi di frutta e verdura, ma poiché persistettero alcune alterazioni, tra cui una anemia di media severità, dal 10 novembre 2015, i ricercatori decisero di riportare il ragazzo al modello iniziale di dieta, senza alcuna concessione di cibi non previsti. Ad ogni modo al ragazzo non venne somministrato alcun integratore. 

 

RISULTATI

Il ragazzo dopo appena 2 settimane dall’inizio della dieta paleolitica smise di assumere l’unico medicamento che ancora prendeva, ovvero l’azatioprina. E al momento attuale il ragazzo non assume alcun farmaco da 15 mesi.

Dopo 3 settimane dall’inizio della dieta al ragazzo sparirono le sudate notturne frequenti e la qualità del sonno migliorò notevolmente. A partire dalla quarta settimana successiva all’inizio del nuovo piano alimentare iniziarono a diminuire i dolori alle ginocchia, che via via scomparvero totalmente, tanto che il ragazzo racconta di raggiungere la scuola in bici, percorrendo circa 20 km per volta. Il pazienta racconta di sentirsi più energico, dunque più prono al movimento. Da notare inoltre che prima dell’inizio della dieta il ragazzo aveva perso peso, tanto che quando iniziò il nuovo piano alimentare pesava 41 kg ed era alto 152 cm, mentre dopo 12 mesi di paleolitica chetogenica aveva raggiunto i 50 kg per una altezza di 160 cm. Al momento il ragazzo è in dieta da 15 mesi, non riporta alcun effetto indesiderato e sono risolti tutti i sintomi che lamentava prima, e che erano sempre peggiorati dalla diagnosi della patologia, senza alcun rimedio farmacologico avesse portato un giovamento. 

ESAMI DI LABORATORIO

Nel corso del follow-up sono stati eseguiti 7 controlli sul sangue e sulle urine. In ciascun controllo nelle urine era possibile rilevare la presenza di chetoni. La glicemia è stata mantenuta tra 5 e 5,4 mmol/L. La funzione renale ed epatica, cosi come gli elettroliti erano normali. L0anemia sideropenica è notevolmente migliorata a partire dalla quarta settimana di dieta, facendo registrare un cambiamento della sideremia da 3,6 μmol/L a 12,1 μmol/L. I marker infiammatori come la proteina C reattiva e la velocità di eritro-sedimentazione diminuirono in maniera significatica: a 4 settimane la CRP era 3,75 mg/L mentre la VES 3 mm/h.

Schermata 10-2458039 alle 14.52.35

Di seguito i risultati relativi all’ultimo esame di laboratorio eseguito il 14 dicembre 2015.

Schermata 10-2458039 alle 14.54.31

PERMEABILITA’ INTESTINALE

Nel corso dello studio è stata valutata anche la permeabilità intestinale, attraverso l’utilizzo di una tecnica che prevede l’utilizzo del PEG400, una sorta di miscuglio di molecole idrosolubili di differente grandezza, assorbibili indipendentemente dalla concentrazione, ma con la proprietà di essere sempre meno trasportata attraverso la mucosa, quanto più grandi sono le molecole presenti nel composto. Questo test ha messo in evidenza, come nel periodo durante il quale il ragazzo ha seguito la dieta paleolitica chetogenica, la permeabilità intestinale sia via via tornata alla normalità, come si può osservare nell’immagine che segue. 

Schermata 10-2458051 alle 17.03.49
A – dopo 4 mesi di dieta paleolitica chetogenica. B- dopo 10 mesi di dieta paleolitica chetogenica.

BIBLIOGRAFIA

  1. Tóth, C., Dabóczi, A., Howard, M., Miller, N. J., & Clemens, Z. (2016). Crohn’s disease successfully treated with the paleolithic ketogenic diet. International Journal of Case Reports and Images (IJCRI), 7(9), 570-578.

Lascia un commento